A volte con Luigi parliamo dei fotografi che ci piacciono. Luigi è un artista della stampa fotografica e della post produzione, depositario dei segreti di tanti, fotoamatori e professionisti. Amo la poesia della fotografia, le parole sottili, trasparenti, fatte di ombre e raggi di luce. Mario Giacomelli è stato forse il maggior interprete di questo particolare connubio, perché era lui stesso un poeta, e la cercava, e la vedeva, quella materia inconsumabile, come diceva Pasolini.
Mario Giacomelli non ha sbagliato una foto.
Ogni scatto è un viaggio nel tempo, sia che si guardi il volto vissuto di una anziana signora, sia che si guardi il seno nudo di una giovane modella senza volto. Al Palazzo Reale di Milano, sino al 7 settembre (prezzo intero 15 euro), in piazza Duomo, si celebrano i cento anni dalla nascita del marchigiano di Senigallia che ha incantato il mondo con la sua poetica romantica e lieve, genuinamente giocosa e, al contempo, concettuale.
“Non ho mani che mi accarezzino il volto”.
“Presa di coscienza sulla natura”.
“Per poesia”.
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”.
Sono soltanto alcuni dei titoli che Giacomelli dava alle sue raccolte, riflessioni che lo hanno accompagnato per la vita intera, ricerche sulla luce, trasformazioni della realtà, contesti onirici. Ci riusciva trovando espedienti pratici, necessari per soddisfare il bisogno di portare nella realtà immagini prima viste con la mente: il carrello rallentato per una sovrapposizione analogica di immagini, un cartone intagliato per un cielo stellato fuori contesto…
La mostra “Mario Giacomelli, il fotografo e il poeta” incanta non solo per la possibilità che offre di ammirare tanti scatti iconici in modo organico, ma anche perché dà ai visitatori l’opportunità di conoscere i luoghi in cui il maestro operava e di immergersi nei suoi diari, pensieri fugaci che forse, a distanza di anni, hanno poi dato vita a uno scatto inconsumabile.
Mario Fontana.